Dinamica certa di un infortunio sul lavoro: il parere (assolutorio) della Cassazione

Segnaliamo la recente sentenza della Corte di Cassazione Penale, Sezione IV (Sentenza n. 3095 del 28 gennaio 2011 – Pres. Romis – Est. Blaiotta– P.M. Procuratore Generale – Ric. Procuratore Generale, K.E.M. parte civile e L.C.. – “L’incertezza e la sussistenza di diverse ipotesi in merito alla dinamica di un infortunio sul lavoro, tutte ugualmente possibili e nessuna confutabile, è motivo di una pronuncia assolutoria da parte dell’organo giudicante“) che costiusce un interessante precedente (di assoluzione) legato all’esistenza di diverse ipotesi di infortunio sul lavoro, nessuna delle quali riesce ad essere identificata in una univoca correlazione causa-effetto rispetto all’infortunio occorso.
Secondo la suprema Corte, infatti, la presenza di diverse ipotesi di infortunio (tutte ugualmente plausibili e nessuna radicalmente confutabile) produce una situazione di dubbio non risolvibile circa lo sviluppo causale degli eventi, dubbio che impone una pronuncia assolutoria verso l’imputato.
Venendo a parlare nello specifico del fatto, il Tribunale in primo grado aveva sentenziato la responsabilità di omicidio colposo (commesso con violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro ed alla contravvenzione di cui all’articolo 6 del D. Lgs. n. 626/1994) da parte di un venditore di un miniescavatore venduto privo delle necessarie cinture di sicurezza: una situazione che aveva provocato la morte dell’utilizzatore dell’escavatore il quale, ribaltatosi mentre era alla guida del mezzo, veniva sbalzato dal posto di guida morendo schiacciato sotto il peso del mezzo stesso.
Per il Tribunale, che era giunto alla conclusione che la vittima fosse all’interno dell’ escavatore e che -quindi- era morto per assenza di dispositivi di trattenuta (a prevenzione della sua espulsione dal mezzo), il venditore era quindi da incolpare in merito all’infortunio occorso, con risarcimento delle parti.
La Corte di Appello aveva però già parzialmente riformato la sentenza di primo grado, con assoluzione dell’imputato, sentenziando che la natura delle lesioni del lavoratore poteva fare pensare ad un tentativo di fuga dal mezzo in ribaltamento da parte del lavoratore stesso, che quindi doveva essere già già al di fuori del mezzo stesso e si poteva essere reso conto del ribaltamento del mezzo.
Già la corte di Appello aveva quindi annullato la sentenza di priomo grado proprio perchè non c’erano certezze sulla dinamica del sinistro, non potendo escludere che il lavoratore non si trovasse all’interno del veicolo ma sul terreno vicino, sistemando un albero da trapiantare. Questa logica è stat confermata dalla suprema Corte, la quale conclude così la sua sentenza: “In breve, la coesistenza delle diverse ipotesi, non essendo stato possibile confutare radicalmente nessuna delle due, conduce ad una situazione di dubbio irresolubile sullo sviluppo causale degli accadimenti, che impone l’adozione di pronunzia assolutoria“.
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